PARCO DELLA CAPPUCCINA: OCCASIONE PERSA E SPRECO DI DENARO

 


Ovvero come la nostra Giunta ha preferito il verde decorativo al bosco urbano

di Aldo Meschiari

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Tra Campogalliano e Rubiera sorge il piΓΉ vasto bosco sub-urbano delle nostre zone padane: 200 ettari tra specchi d’acqua, animali di diverse specie e soprattutto migliaia di alberi, per lo piΓΉ autoctoni.  Modena Γ¨ la cittΓ  capoluogo di provincia italiana con il maggiore numero di alberi pubblici per abitante, piΓΉ di uno per cittadino (a Carpi si arriva al massimo a uno ogni due cittadini, ma non si hanno dati certi). A Modena, infatti, sorgono diversi boschi urbani. Correggio ha negli ultimi anni aumentato in modo esponenziale la superfice alberata e boscata all’interno dei confini cittadini.

 E Carpi?

L’occasione per avere a Carpi il primo, anche se piccolo, bosco urbano Γ¨ andata persa. I cinque (tristi) ettari dell’area della Cappuccina non sono diventati l’opportunitΓ  per piantumare un migliaio di alberi, come la logica avrebbe voluto, ma per realizzare un costoso quanto inutile monumento agrario. Ovvero il verde decorativo invece del verde protettivo della salute e del clima.

 “Il parco lineare … riprenderΓ  in certi arredi la storica tradizione del truciolo di salice. Non mancheranno enormi specchi (sic) a moltiplicare la vegetazione e dare profonditΓ  agli spazi. Solo un ettaro e mezzo sarΓ  vero parco, gli altri quattro ettari saranno destinati a terreno agricolo”. CosΓ¬ spiega il suo progetto l’architetto Maria Zamboni. Tradotto significa che non verranno piantumati altri alberi, se non pochissimi; che si destinerΓ  questa area per lo piΓΉ a coltivazioni agricole dimostrative; e che verranno usati arredi e strumenti come in un museo agricolo all’aperto.

 Carpi invece ha bisogno di alberi! Non di parchi agricoli decorativi.

Ormai da piΓΉ di 50 anni le cittΓ  europee hanno capito l’importanza protettiva delle urban forest, in termini di assorbimento delle polveri sottili, di mitigazione climatica, di arricchimento della biodiversitΓ , di difesa del suolo dalla siccitΓ  e dai nubifragi e di beneficio piscologico per la cittadinanza. Un bosco urbano Γ¨ l’unico ecosistema che puΓ² assicurare tutti questi vantaggi, non certo un parco agricolo tematico, che in estate sarΓ  bruciato dal sole sempre piΓΉ spietato e figlio del cambiamento climatico. Chi passeggerΓ  lungo i campi coltivati della Cappuccina senza l’ombra degli alberi in luglio o agosto sotto la canicola africana?

 Si tratta perΓ² anche di uno spreco assurdo di denari pubblici.

Prima il concorso internazionale per scegliere il progetto migliore: la nostra Giunta ha pagato la Giuria, i vincitori e gli organizzatori, in un contesto altisonante e circense, mentre sarebbero bastate due figure, un buon botanico e un buon urbanista, per mettere a dimora e realizzare il primo bosco urbano carpigiano. Ah certo, e tanti alberi. Che ancora una volta saranno i veri assenti della strana politica “verde” di questa Giunta.

 Mentre la maggior parte dei comuni padani sta avanzando con sicurezza verso l’uso degli alberi come veri e propri presidi dell’ecosistema urbano, Carpi, stando alle parole del sindaco, ha i conti in ordine ma non acquista e non pianta alberi.  La cementificazione invece prosegue da un ventennio la sua crescita regolare e inesorabile, tanto che, come ho giΓ  dimostrato in altri interventi, dal 2000 si Γ¨ bruciata la stessa estensione del territorio urbano che si era consumata in un secolo. Questo si che Γ¨ un record vero, che ci mette all’altezza delle peggiori aree iper-urbanizzate dell’alta Lombardia. Un record che difficilmente le giunte Campedelli e Bellelli potranno vedersi rubare nel futuro, visto che siamo arrivati al 20% del territorio carpigiano cementificato.

 A chi dice che in fondo a Carpi si sta bene, che i servizi funzionano, che c’Γ¨ il Festival Filosofia e la Festa del Racconto, che il tenore di vita Γ¨ tra i piΓΉ alti in Italia, io rispondo che Γ¨ tutto vero; ma se non si inizierΓ  presto una vera politica ambientale volta al rafforzamento dell’ecosistema urbano, i nostri figli e nipoti vivranno forse in un comune efficiente e colto, ma pericoloso per la salute.

 Che si tratti, quindi, solo di un errore di prospettiva?

 


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